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Anche la verità è venuta in Carovana

Data: 

07/01/2024

Fonte: 

Periódico Granma

Ottavo giorno di gennaio del 1959.
Mai le strade e le piazze de L’Avana avevano sopportato tanto peso umano(fisico, sentimentale e patriottico).
Lo stesso Fidel non riuscì a frenare la tentazione o la necessità di dirlo, quasi al termine del suo discorso nell’Accampamento Militare di Columbia, divenuto poi  Ciudad Escolar Libertad, quando affermò:
«…credo che le azioni del popolo de L’Avana oggi, le concentrazioni di folla , questa moltitudine di chilometri - perché questo è stato sorprendente, voi lo avete visto e apparirà nelle pellicole e nelle fotografie- io credo che sinceramente sia stata un’esagerazione del popolo, perchè è molto più di quello che ci meritiamo».
E allora un fortissimo Noooo inondò l’etere, dal petto, in coro, della moltitudine lì riunita.
Penso che nemmeno- ma, e tanto meno in questo luogo– si era mai parlato con tanta chiara trasparenza. Dagli inizi del secolo aveva prevalso la menzogna e per questo, con quella invidiabile e sicura visione che ebbe sempre, Fidel trasmise una grandissima verità, sostenuta abbondantemente poi dal tempo:
«Credo che questo sia un momento decisivo della nostra storia: la tirannia è stata abbattuta. L’allegria è immensa. E, senza dubbio resta ancora  molto da fare . Non inganniamoci credendo che d’ora in avanti tutto sarà facile, forse d’ora in avanti tutto sarà più difficile».
Forse molti immaginarono che si riferiva solo – o soprattutto – alla reazione successiva da parte di un vicino troppo arrogante e prepotente per accettare con facilità una Rivoluzione alle sue stesse narici… questi 65 anni lo hanno dimostrato.
Senza sottovalutare questo pericolo, il Comandante pensava con tutta chiarezza anche al contesto interno, e avvisò che dentro lo stesso paese si potevano avere nemici della Rivoluzione anche tra le file dei rivoluzionari.
Non per caso –e con il capitale ereditato leggendo il libro di Martí– concesse sempre il supremo valore a questa unità che somma sei decenni e mezzo facendo fumo nero delle intenzioni di coloro che dirigono e articolano la politica degli Stati Uniti contro Cuba.
Ottavo giorno di gennaio del  2024.
È lì – o è qui- il saldo di quella Carovana della Libertà e di quella frase che ha ricordato, non per azzardo, il Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez, lo scorso 22 dicembre davanti all’Assemblea Nazionale e al popolo di Cuba ricordando quanta ragione aveva Fidel quando disse che d’ora in avanti tutto poteva essere più difficile. Lo è stato. Lo è. Solo che, come nel 1959, non c’è timore.
 
OGGI COME IERI, LA STESSA CAROVANA VITTORIOSA
 
Il centrale parco  Serafín Sánchez, a Sancti Spíritus, è stato invaso, la mattina di sabato 6, da protagonisti di quello storico avvenimento e generazioni attuali, per aspettare con una vera espressione di giubilo, i barbudos di questi tempi.
Abraham Sánchez, primo segretario dell’Unione dei Giovani Comunisti (UJC) di Sancti Spíritus, ha convocato a far sì che il 2024 sia «un anno di consegna al lavoro, di crescita di fronte alle difficoltà e di cura dell’unità meglio della bambina dei nostri occhi».
Il popolo di Santa Clara, nel parco Leoncio Vidal –lo stesso luogo in cui Fidelparlò ai suoi compatrioti il 6 gennaio del 1959– ha ricevuto i pini nuovi che hanno rieditato le gloriose gesta.
Il più alto dirigente giovanile del territorio, Hermes Germán Aguilera Pérez, ha ricordato gli eroi che ci hanno trasmesso la sovranità, con i quali esiste l’impegno di non deluderli mai.
Nel municipio di Cruces, i santaclaregni hanno consegnato ai cienfuegheri la bandiera cubana e quella del Movimento Giovanile  Martiano, al quale è dedicata la Carovana.
La città di mare nel parco Martí, è stata scenario di grida di Viva!, canzoni, danze e discorsio appassionati in favore della Rivoluzione Cubana. Inotre hanno mostrato la loro disposizione di non cedere in nessun fronte di fronte all’assedio dell’imperialismo.
L’itinerario domenicale della Carovana è iniziato in suolo arabense, a Matanzas, dove Raúl Escalona, Juan A. Olivera, José Braulio Pozo, Rider Luis Pérez, e Eduardo Pérez, combattenti che realizzarono la traversata 65 anni fa, hanno visto con emozione i giovani continuatori dell’epopea.
Com’è tradizione, durante la notte, nel Parco della Libertà–situato nel capoluogo provinciale– è stato elogiato un gruppo di lavoratori per il loro impegno e ai giovani è stata consegnata la tessera che li accredita come militanti della UJC.